Finita la guerra, una serie di armatori e di nuovi nomi, prima rimorchiando chiatte e navi dalle parti di Baltimora, Maryland, e poi sottoposto a vari tentativi di trasformazione in yacht. Nella sua storia c’è panche un anno nel fango del porto di quella città prima di andare a New York. Infine, nel 2007, viene comperato tramite un’inserzione su Ebay e portato sul Saint Clair Lake, vicino a Detroit, Michigan. Dalla Grande Mela è un trasferimento di 900 miglia. Ed è sul Saint Clair Lake che, nel 2009, l’attuale armatore lo scopre: viene usato come dependance di un B&B. È a galla, ma messo male. Lo compera e poi, con l’aiuto di quattro amici, in 16 giorni, navigando tra laghi e canali, in una corsa contro l’inverno e il ghiaccio che sta per bloccare tutto, lo riporta a New York. Caricato su una nave, l’ex Chipola, nel maggio
2010 arriva a Genova e l’armatore contatta Matteo Picchio per mostragli il suo acquisto. «Sapeva che avevo appena eseguito progetto e direzione lavori per la conversione a yacht del rimorchiatore Tenace II, diventato Maria Teresa», ricor- da l’architetto Picchio. «Mi disse che probabilmente, per progettare gli interni avrebbe dato l’incarico al mio studio, ma che prima voleva, da solo, sanare lo scafo». Il vero re-building, viene eseguito dal Cantiere Amico & Co. di Genova.
Passa qualche anno, poi a fine maggio 2017, il telefono di Matteo Picchio suona. È l’armatore che ha portato il rimorchiatore al Cantiere Navalmeccanica di San Benedetto del Tronto. Vuole che sia Picchio a curare l’intero progetto di refitting. «Da subito si è stabilito un ottimo rapporto con l’armatore», prosegue Picchio. «Una persona competente dal punto di vista tecnico, con anche esperienze di vela in oceano, ma che non aveva chiare le scelte distributive interne e lo styling del suo futuro yacht. Mi ha trasmesso i dati fondamentali e il lavoro di confronto e sviluppo è cominciato.
Il concetto di fondo era che Ursus, questo il nuovo nome dell’ex Chipola, doveva essere allestito senza cadere nel finto antico e senza voler soddisfare le mode del momento. Rispettare la sua storia, offrendo all’interno ambienti sempli- ci, senza inutili decori ma con pulizia di forme, allineamenti equilibrati e scelte pregiate di materiali e finiture. Questo il progetto». E su questa linea Ursus sta nascendo con l’obietti- vo di essere pronto per Natale. I lavori di carpenteria metallica sono stati completati mantenendo la fisionomia originale e in qualche caso ripristinando quello che era stato tolto nel
corso degli anni. «Cassoni di coperta, battagliole, scale e osteriggi», spiega Picchio, «sono in acciaio inox, ma verniciati a smalto: nel 94 non esisteva inox lucido a bordo di un rimorchiatore!».
Allo stesso tempo sono stati usati i prodotti più avanzati per le pitturazioni interne e per la coibentazione dei locali che comprenderanno due cabine doppie per gli ospiti e gli alloggi marinai al ponte inferiore, il quadrato e una cabina Vip al ponte di coperta, e infine la cabina armatoriale alle spalle della timoneria sul ponte di plancia. Pelle e cuoio, cuciture a mano in evidenza, accostamenti di legni pregia- ti, marmi e pietre nei bagni, molto uso del bianco, questa la tavolozza del décor. «Gli ambienti saranno fuori dal tempo e dalle mode», prosegue Picchio. «Con rimandi alla tradi- zione marinaresca, agli arredi e alle tecniche di costruzio- ne degli Anni 40’ negli USA.
Ambienti accoglienti, caldi, che facciano venir voglia di essere vissuti. Anche in questo progetto ho messo in pratica un concetto che amo molto e che Carlo Sciarrelli (il grande progettista italiano scomparso nel 2006, ndr) mi aveva trasmesso. È il concetto dell’oro ferrato, in contrasto con il ferro dorato; ovvero il lusso, che diventa eleganza. L’obiettivo è ottenere un’eleganza adatta al concetto molto sostanziale, materico e navale del rimorchiatore, quindi di una ‘nave’, dove l’elemento fondante costituito da forza e robustezza deve trasparire da tutti i segni. Un obiettivo da raggiungere senza forzature, ma realizzando tutto a un li- vello superiore alla solita regola d’arte».